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LA NORMALIZZAZIONEDELL'INIMMAGINABILE

28-03-2020

(Aggiornato il 25-04-2020)

Oggi i big dell’high-tech hanno interessi così grigi da essere poco facilmente definibili e prevedibili. I loro obiettivi non sono più riassumibili banalmente nel modello del capitalismo tradizionale della massimizzazione dell’arricchimento personale. Gli uomini che sono a capo di questi colossi hanno scopi e ideali inediti che si muovono nella direzione di un nuovo mondo a noi ancora sconosciuto.

Nei prossimi 10-20 anni, la AI potrà essere applicata a partire dalle esigenze più pratiche come la guida autonoma di un’automobile fino ai settori più complessi come la sanità, la finanza, le armi e le strategie di guerra.

In Cina Alibaba, Baidu, Tencent hanno un controllo quasi oligopolistico dei dati della rete. Queste società hanno controllo e accesso a circa un miliardo di daily users in settori come la messaggistica privata, conti correnti online, pagamenti, transazioni di borsa, acquisti di ogni genere nonché dati precisi sulla salute e sugli stili di vita e dati relativi a contatti, amicizie e interazioni sociali.  Tutto questo è dovuto ad una mancanza delle leggi sulla privacy: è per questo che in Cina è possibile un controllo smisurato su miliardi di dati. Le società – da quelle assicurative a quelle finanziarie e di e-commerce – e la Security del Paese hanno un accesso totale ai dati generati da un miliardo di persone connesse quotidianamente a Internet. Il governo cinese ha quindi di fatto accesso a tutta la base di dati. È un contesto di sperimentazione tecnologica e analisi sociale che non ha pari al mondo e che genera un vantaggio competitivo incomparabile.[1]

In Occidente, nonostante lo smisurato incremento dei Big Data attraverso grandi aziende come Facebook, Amazon, Google, o tramite dispositivi come Alexa, che registrano il controllo delle azioni degli utenti, la mole di dati acquisiti non è paragonabile a quella del sistema cinese. Infatti, le aziende all’avanguardia in materia di grandi gestioni di dati non sono quelle americane, ma quelle asiatiche.[2]

È pure per questo che i giganti delle Hi Tech occidentali, oltre all’aumento del loro capitale, sono interessati anche all’aumento dell’acquisizione di dati sensibili a livello globale. Infatti i dati, sono oggi la linfa vitale del capitalismo contemporaneo e soprattutto dell’evoluzione mostruosa che quest’ultimo potrebbe avere nei prossimi decenni, portando alla distruzione delle piccole medie e grandi aziende, che rischieranno di vedersi sostituite da pochi colossi: e cioè da “piattaforme” in grado di fornire qualsiasi servizio attraverso il perfezionamento di nuove tecnologie già esistenti (basate su deep Learning, machine learning e i nuovi computer quantistici). Intelligenze artificiali guidate da Reti Neurali Artificiali, progettate seguendo il modello del cervello umano.[3]

Secondo lo studio statistico “When Will AI Exceed Human Performance? Evidence from AI Experts” delle università di Oxford e Yale, le AI potranno probabilmente guidare camion ed effettuare trasporti già dal 2027, sostituire un commesso nel 2031, scrivere un best seller nel 2049 e sostituire la figura del chirurgo entro il 2053. C’è inoltre una probabilità del 50% che la AI possa superare gli umani in tutte le attività entro 45 anni.[4] 

Un evento planetario come la pandemia o come i cambiamenti sociali ed economici che ne deriveranno potrebbe essere lo slancio iniziale verso un nuovo mondo in cui l’elaborazione e l’acquisizione di una mole smisurata di dati saranno il suo motore principale.

A causa dell’emergenza, tramite applicazioni che utilizzano i Big Data, il governo cinese ha intensificato il suo sofisticato e criticato sistema di sorveglianza, che vanta circa 200 milioni di telecamere di sicurezza installate in tutto il Paese. Oggi lo stesso sistema viene utilizzato per far rispettare la quarantena ai pazienti infetti e per mappare i movimenti del virus. SenseTime, caposaldo dell’intelligenza artificiale in Cina, ha creato il software di rilevamento della temperatura contactless che è stato installato nelle stazioni della metropolitana, nelle scuole e nei centri pubblici di Pechino, Shanghai e Shenzhen. La stessa società ha inoltre sviluppato un sofisticato riconoscimento facciale, in grado di riconoscere i cittadini scansionati, anche con le mascherine sul volto. Nella Repubblica Popolare è cresciuto esponenzialmente l'utilizzo di telecamere intelligenti in grado di intercettare le persone che non indossano una mascherina, ma anche di effettuare una scansione termica in tempo reale così da individuare eventuali casi di febbre. Le forze di polizia della città di Chengdu, utilizzano caschi intelligenti in grado di misurare la temperatura di chiunque entro un raggio di 5 metri.[5]

Alibaba ha sviluppato inoltre, un nuovo sistema di diagnosi del Covid-19 basato sull'intelligenza artificiale che permette di rilevare – tramite scansioni tomografiche computerizzate (quindi tramite TAC) – nuovi casi di coronavirus con un tasso di accuratezza fino al 96%. Il tutto in 20 secondi, abbattendo i tempi d'attesa dei tradizionali tamponi.

Nonostante le impressionanti tecnologie, lo smartphone rimane un dispositivo importante in questa situazione d’emergenza: un'app chiamata Alipay Health Code (sviluppata sempre da Alibaba) assegna ad ogni cittadino un colore: verde, giallo o rosso. Questo indica chi può essere ammesso negli spazi pubblici, chi ha problemi di salute e chi deve rimanere a casa, in quarantena. L'app utilizza i big data in possesso alla Sanità cinese per identificare potenziali portatori di virus ed è stata adottata in oltre 200 città della Repubblica Popolare.[6]

Poiché si tratta della Cina, tendiamo a vederlo come qualcosa che non ci appartiene e come provvedimenti che potrebbe attuare solo in un governo autoritario. Questa considerazione, però, può essere valida solo senza tenere conto dello stato di emergenza in cui ci troviamo, che non riguarda solo l’Italia, ma l’intera popolazione mondiale. Vista la situazione problematica in cui volgono la maggior parte degli stati, non si può escludere l’eventualità di un piano globale di contenimento e di prevenzione che comprenda, tra le altre cose, l’utilizzo di intelligenze artificiali e di nuove tecnologie, con la finalità di gestire l’emergenza attuale e di prevenire eventuali epidemie future attraverso il controllo dei singoli cittadini. 

Questo aspetto, durante l’emergenza, presenta diversi lati positivi, ma quando la malattia sarà debellata, ci si potrebbero ritorcere contro in maniera irreversibile. Attualmente in Italia, a causa dell’emergenza COVID-19, si stanno attuando provvedimenti che mai avremmo potuto pensare di tollerare e che a piccole dosi potrebbero portare lentamente ad una normalizzazione dell’inimmaginabile.

Tenere il mondo in quarantena fino alla scomparsa del virus non sarà di certo fattibile e sarà inevitabile prendere delle precauzioni affinché le persone possano tornare a muoversi e a svolgere le loro attività lavorative. Questo porterà irrimediabilmente ad una sospensione prolungata della democrazia, che nel peggiore dei casi potrebbe anche non avere mai fine e diventare parte integrante di un nuovo sistema sociale, in cui le persone pur di evitare il rischio di ammalarsi, saranno disposte a sacrificare i propri diritti primari, in primis quello alla privacy.

Illudersi che la maggior parte dei provvedimenti che verranno presi in questo periodo potranno poi essere revocati alla fine dell’emergenza è poco lucido. In un mondo globalizzato, dopo un grande shock come quello del coronavirus, ci saranno sempre nuovi motivi per giustificare la necessità di tenere attive eventuali precauzioni messe in atto durante la pandemia. Con questo non si intende che le persone saranno relegate sempre all’interno delle loro abitazioni, ma si sta già formando la convinzione comune che, per tornare alla vita normale, sarà indispensabile prendere determinate precauzioni.

In Italia attualmente si stanno già utilizzando dei droni per evitare assembramenti e in questi giorni si sta lanciando “Immuni”, l’applicazione in grado di tenere sotto controllo il contagio. Al momento si parla di un download facoltativo e questo è stato accolto di buon grado da parte dei cittadini. Probabilmente se l’app fosse stata presentata direttamente come un obbligo si sarebbe creata immediatamente un’opposizione da parte di moltissime persone. Invece, grazie al classico meccanismo della psicologia inversa, saremo probabilmente noi stessi a chiedere che diventi obbligatoria, iniziando a discriminare e a criticare chiunque non voglia scaricarla. Certamente subiamo già delle forme di controllo attraverso gli smartphone, ma acconsentire alla tracciabilità dei propri spostamenti significherebbe attivare un nuovo processo in cui verranno attuati metodi sempre più invasivi, che permetteranno a molte aziende di ricalcare il modello di Immuni per altri scopi, senza trovare ostacoli da parte delle persone.

Questo però potrebbero essere solo un piccolissimo accenno rispetto a quello che potremo vedere realizzarsi da qui a poco tempo. Le tecnologie in arrivo prossimamente non saranno più basate sugli smartphone, che siamo ancora liberi di spegnere o di lasciare a casa, ma su l’uso di tecnologie biometriche connesse al proprio corpo. Tecnologie in grado di eseguire misure e analisi delle caratteristiche fisiologiche e comportamentali allo scopo di identificare e autenticare in maniera certa ogni persona. Le caratteristiche fisiologiche e comportamentali che fanno parte delle cosiddette caratteristiche biometriche della persona sono l’impronta digitale, l’impronta vocale, la struttura dell’iride, la geometria del volto, il pattern venoso delle mani. Questo significa che si potranno raccogliere, oltre ai dati delle nostre ricerche e dei nostri movimenti, anche una nuova tipologia di dati più sofisticata: per esempio le informazioni riguardanti la sfera emotiva.

Il processo potrebbe iniziare gradualmente, prima con un’app per lo smartphone collegata ai nostri documenti, così da prendere confidenza con un’identità digitale, per poi passare all’utilizzo di braccialetti biometrici, fino a giungere in poco tempo, a tatuaggi digitali e all’integrazione definitiva di piccoli dispositivi che saranno interconnessi a tutte le altre tecnologie esterne.[7]

Un esempio già esistente e attivo che comprende l’utilizzo della biometria per l’acquisizione di dati è il programma Aadhar del governo indiano. Si tratta del più grande programma di identificazione biometrica del mondo, che conta attualmente oltre 1,1 miliardi di cittadini indiani iscritti. La registrazione a questo sistema, che analizza le impronte digitali e le iridi delle persone per poi caricare i loro dati in un database federale, viene effettuata su base “volontaria” dal governo, ma solo se si è disposti a rinunciare a determinati diritti civili di base. Ad esempio, l'anno scorso il governo ha affermato che le persone potevano presentare le imposte sul reddito solo se si fossero registrate per la prima volta  ad Aadhaar.[8] I sostenitori, d'altra parte, affermano che il sistema rende la vita più conveniente per i cittadini indiani. Una rapida scansione del pollice può sostituire fatture, carte d'identità e moduli fiscali per dimostrare la loro identità. Il fondatore di Microsoft, Bill Gates, è un convinto sostenitore del progetto e ha dichiarato nel 2018, di aver già finanziando la Banca Mondiale per emularlo in altri paesi, attraverso la fondazione Bill & Melinda Gates.[9]

Un altro progetto di tecnologia biometrica avanzata, già attivo da alcuni anni ma ancora poco noto al grande pubblico è ALLIANCEID2020,[10] una partnership tra Microsoft, GAVI Alliance (ex Alleanza Mondiale per Vaccini e Immunizzazione), Rockefeller Foundation e la multinazionale Accenture.[11] L’iniziativa, attiva già da diversi anni, promuove un sistema di Identità Digitale unito all’immunizzazione.[12] Il sito ufficiale del progetto specifica che “per oltre un miliardo di persone in tutto il mondo, l'accesso ai beni e ai servizi di base è difficile, se non impossibile, a causa della mancanza di un'identificazione riconosciuta. Con una efficiente identità digitale, gli individui potrebbero utilizzare le credenziali rilasciate da una varietà di istituzioni diverse al fine di ottenere l'accesso a una varietà di servizi diversi, preservando la privacy e la sicurezza e mantenendo il controllo sulle proprie informazioni.” In base a questo principio, i creatori del progetto ritengono sia fondamentale sviluppare, a livello globale, un sistema di identità digitali open source basato sulla blockchain, la struttura dati condivisa e immutabile sulla quale si basano anche le criptovalute.

Gli ideatori del progetto ci tranquillizzano sul fatto che tutto verrà svolto preservando la privacy di ogni individuo. Bisogna però considerare che negli ultimi anni, con la continua condivisione in rete dei nostri dati e la continua accettazione (quasi obbligata) di incomprensibili normative a tutela della nostra identità, il concetto di “protezione della privacy” si è completamente stravolto. La naturalezza con cui ogni giorno condividiamo informazioni personali ci ha portato verso una distorsione del modo di concepire la privacy e ad una passività insolita nel difendere quest’ultima. Il concetto di privacy oggi non è più inteso come controllo personale dei propri dati, saldamente protetti e non accessibili a terzi, ma è inteso come la garanzia che i “terzi”, che avranno comunque accesso ai tuoi dati, non ne abusino, e cioè che li usino solo per fornire i servizi desiderati su misura per te, senza danneggiarti con utilizzi non previsti. Ma chi potrà mai garantirci che questi terzi non abuseranno dei nostri dati, visto che il monopolio e il controllo di questi ultimi lo avranno sempre le aziende e i governi?

Questo sistema permetterebbe, tramite tecnologie già esistenti, un’acquisizione di dati h24/7 da cui saranno rilevabili: conto bancario, tracciabilità degli acquisti, tracciabilità dei movimenti, dati sanitari, preferenze e gusti riguardanti tutti gli ambiti, dati riguardanti gli stati emozionali, monitoraggio dell’attività cerebrale e dei fluidi corporei, conversazioni private e moltissimo altro. Certamente queste tecnologie fanno parte dell’evoluzione tecnologica dell’uomo e sicuramente potrebbero costituire progressi nel campo della medicina; ad esempio in Estonia vengono già prelevati alcuni campioni di DNA di volontari che vengono inseriti in un database, con il tentativo di prevenire l'insorgenza di alcune malattie, e adoperare cure specifiche per ogni singolo paziente.[13]

Quindi una mole infinita di informazioni verrà in futuro elaborata da AI e dai nuovi quantum computers (oggi in grado di compiere in 3 minuti un'operazione che a un computer tradizionale richiederebbe 10.000 anni).[14] Questi dati potrebbero con altissime probabilità, essere utilizzati a scopi non trasparenti. Il problema di fondo però, non risiede nella tecnologia in sè, che ha anche un infinito potenziale per produrre benefici, ma nelle fondamenta del sistema attualmente dominante. Un sistema in cui spropositati flussi di capitali, vengono mossi da una cerchia ristretta di aziende, le quali accrescerebbero il loro capitale grazie a un enorme incremento dei dati, elaborati da tecnologie che saranno le stesse aziende a finanziare. Questo non può andare in nessun modo di pari passo con la tutela dei diritti del singolo cittadino.  Oggi gli stati e le democrazie subiscono inevitabilmente grandi influenze da poteri esterni e i sistemi giuridici, in uno scenario simile, non sarebbero in grado di garantire la tutela del singolo individuo.

Il sito ufficiale di ALLIANCE ID2020 sottolinea che “nel settembre 2015 tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno adottato gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile del 2030, compreso il loro impegno a fornire identità legale per tutti, compresa la registrazione delle nascite". A questo proposito, il sito di Windows di proprietà di Microsoft, nella pagina dedicata al progetto pone i seguenti interrogativi: “se l'obiettivo di ALLIANCE ID2020 è un’identità digitale riconosciuta a livello globale per tutti, dalla nascita fino alla morte, ci sarà un mandato globale? Da chi e come verrà applicato? Cosa succederà agli individui che non saranno disposti a partecipare? Saranno perseguitati? E come si evolverà l'implementazione dell'identificazione? Attraverso l’utilizzo di dispositivi indossabili, di impianti come quelli utilizzati nelle ferrovie svedesi (microchip sottocutaneo)[15] o una qualche forma di tatuaggio digitale diventeranno la norma ?”.[16] A questa serie di quesiti inquietanti non sappiamo attualmente come rispondere, si potrebbe immaginare però, che in nome dell’emergenza e della sicurezza globale, presto si potrà iniziare ad utilizzare anche sistemi di questo tipo.

Il progetto inoltre, a causa della collaborazione con GAVI, si direziona verso scopi filantropici e mostra l’intento di effettuare a breve termine la registrazione delle nascite in modo da garantire una cartella clinica a circa 20 milioni di bambini che non ricevono un ciclo base di vaccini in tutto il mondo. Per quanto lo scopo possa sembrare apparentemente nobile, la questione è in realtà molto complessa, perché mentre da una parte potrebbe esserci la possibilità ipotetica di migliorare la vita di alcuni bambini (della quale bisognerebbe capire la modalità concreta dell’aiuto), dall’altra si verificherebbe la certezza di assistere ad  una vera e propria violazione fisica e psicologica dell’essere umano su scala globale, che si troverà costretto a scegliere tra una violazione della privacy estrema o la morte sociale.

Questi sono solo alcuni esempi dei progetti che includono la biometria e ci sono diverse aziende che si stanno muovendo in questa direzione, ma in questo caso particolare la tecnologia avanzata si unisce all’immunizzazione. La vaccinazione su scala globale potrebbe essere il pretesto ideale per trainare il mondo verso l’utilizzo sfrenato di AI e di sofisticati sistemi di controllo e la filantropia di alcuni capitalisti potrebbe essere la miccia in grado di avviare questo processo, disintegrando definitivamente l’idea di un ritorno alla “normalità”.

GAVI, ex “Alleanza Mondiale per Vaccini e Immunizzazione”, che trova tra gli altri alleati anche L’OMS e la Banca Mondiale, nasce nel 2000, con un importante impegno economico da parte della “Bill & Melinda Gates Foundation”.[17] Con questi fondi GAVI cominciò a mettere a disposizione dei vaccini nei paesi del terzo mondo. Bill Gates, oltre ad essere uno dei principali sostenitori GAVI, è anche il fondatore di Microsoft e di conseguenza all’interno di ALLIANCEID2020, si trova coinvolto in una doppia veste: quella dell’imprenditore e quella del “filantropo”. Gates, a marzo del 2020, ha lasciato il consiglio di amministrazione di Microsoft, dichiarando di voler dedicare più tempo agli aspetti che riguardano la salute globale. Continuerà però a collaborare con l’azienda, della quale rimane uno dei maggiori azionisti.

L’imprenditore, in tempi non sospetti, è stato uno dei maggiori sostenitori dell’idea che una grande pandemia si sarebbe potuta presto palesare, ponendo in diverse occasioni l’attenzione su questo pericolo imminente. Negli ultimi anni, infatti, ha affermato più volte e in numerosi eventi ufficiali di essere terribilmente sicuro dell’arrivo di un’imminente pandemia. Nel suo discorso al TED del 2015, Gates descrive con chiarezza uno scenario molto simile a quello odierno, avvertendoci che il prossimo pericolo reale non sarebbe stato un attacco nucleare (secondo lui passato di moda), ma piuttosto un virus molto contagioso. Nella sua presentazione Gates dichiara che “il prossimo potrebbe essere un virus in cui ci si sente abbastanza bene, anche quando si è contagiosi, tanto da salire su un aereo o andare al mercato. La fonte del virus potrebbe essere naturale come l’Ebola, o potrebbe trattarsi di bioterrorismo.”[18] Una dichiarazione molto forte, che ascoltata nel canale youtube di qualche ragazzino esaltato sarebbe stata bollata come “allarmismo”, ma che detta da uno degli uomini più influenti del mondo ha tutto un altro sapore, e ascoltata oggi diventa addirittura una profezia che potrebbe fare invidia a Nostradamus.

Nel 2017 alla Munich Security Conference, Gates domandò ai leader politici di provare “a immaginare che da qualche parte nel mondo esista una nuova arma in grado di uccidere milioni di persone, portando le economie allo stallo e gettando le nazioni nel caos”.[19]

Poi, nell’aprile dell’anno successivo, durante la conferenza annuale della Massachusetts Medical Society disse: “Se un patogeno altamente contagioso e letale come l’influenza del 1918 dovesse svilupparsi oggi, quasi 33 milioni di persone al mondo morirebbero in soli sei mesi”.[20]

Infine, il 18 ottobre dello scorso anno a New York, la Bill & Melinda Gates Foundation, in collaborazione con il Johns Hopkins Center for Health Security  e il WMF, organizzò Event 201, evento che simulava nel dettaglio l’epidemia di un nuovo coronavirus zoonotico trasmesso dai pipistrelli ai maiali e poi agli umani, portando velocemente a una grave pandemia. Al summit hanno partecipato 15 personalità di spicco del mondo degli affari, del governo e della salute pubblica. La simulazione ha previsto uno scenario con 65 milioni di morti in 18 mesi, che continuerà fino a quando non vi sarà un vaccino efficace o fino a quando l'80-90% della popolazione mondiale non sarà stata esposta.[21]

I numeri dei morti previsti, per fortuna, non sembrano al momento riguardarci. Diverse ipotesi riguardo ad una possibile pandemia erano state esposte anche da altri studiosi e scienziati e, in questo caso specifico, le previsioni sono dovute agli interessi che Bill Gates nutre per la sanità a livello globale: infatti la Bill & Melina Gates Foundation è una voce estremamente influente nella politica sanitaria globale. Negli ultimi anni la fondazione è salita al secondo posto tra i maggiori donatori dell'OMS, prima del Regno unito e dopo gli USA, che troviamo al primo posto.[22] Bill Gates è inoltre il primo privato a tenere conto dell'assemblea generale dei paesi membri dell'OMS, che attualmente è finanziata per l’80% da privati e che teoricamente dovrebbe tutelare la sanità mondiale da "eventuali” interessi dei privati.[23] La fondazione, con un patrimonio di 50.7 miliardi di dollari, è oggi considerata la fondazione più grande del mondo ed è attiva principalmente nell’ambito della salute globale, soprattutto per quanto riguarda la vaccinazione nei paesi del terzo mondo.

Fin qui, a prescindere dal fatto che Gates sia oggi il secondo uomo più ricco al mondo nella classifica di Forbes, con un patrimonio di 99,9 miliardi di dollari, si potrebbe dare per assodato che si tratti di un personaggio illuminato, con la nobile volontà di aiutare il prossimo.[24] Non sarebbe lucido, però, soffermarsi solo su un risvolto della medaglia e per svelare l’altra faccia è necessario fare alcuni esempi e aprire una parentesi sulle contraddizioni che riguardano le attività benefiche svolte dalla Bill & Melinda Gates Foundation.

Come riporta la lunga e dettagliata inchiesta del Los Angeles Times (2005) “Dark cloud over good works of Gates Foundation”, “la Gates Foundation ha versato $ 218 milioni nella vaccinazione contro la poliomielite e il morbillo e la ricerca in tutto il mondo, anche nel Delta del Niger. Allo stesso tempo, la Fondazione ha investito $ 423 milioni in Eni, Royal Dutch Shell, Exxon Mobil Corp., Chevron Corp. e Total of France – le società responsabili della maggior parte dei fattori che causano l’inquinamento nel Delta” (causa di gravi malattie) […] Centinaia di investimenti della Gates Foundation – per un totale di almeno $ 8,7 miliardi, o il 41% delle sue attività, esclusi i titoli di stato statunitensi e stranieri – sono stati investiti in società che hanno contrastato gli obiettivi di beneficenza della stessa fondazione […]  Come la maggior parte degli enti che, negli USA, si occupano di opere di filantropia, la Gates Foundation regala ogni anno almeno il 5% del suo patrimonio, per evitare di pagare la maggior parte delle tasse.”[25] La fondazione infatti ha donato in 20 anni 45 miliardi di dollari, in media circa 2 miliardi all’anno, che corrispondono infatti a circa il 5% annuale del patrimonio della fondazione, il minimo indispensabile per ricevere agevolazioni fiscali.[26] 

Un recente rapporto del Global Policy Forum sulla filantropia globale osserva che la filantropia moderna ha le sue radici, in primo luogo e soprattutto, nel desiderio degli imprenditori di proteggere le entrate fiscali, mentre raccoglie prestigio e influenza negli Stati Uniti e negli affari mondiali. Gli autori del rapporto osservano che grandi fondazioni come la Bill & Melinda Gates Foundation esercitano un’influenza non solo attraverso le loro “enormi risorse”, ma anche “plasmando concetti e politiche di sviluppo” molto spesso dannose. Secondo gli analisti, ad esempio, il sostegno della Fondazione Gates alla GAVI Alliance ha incentivato i produttori ad aumentare la produzione di vaccini specifici. Questi incentivi hanno portato a pagamenti di oltre 1 miliardo di dollari alle aziende farmaceutiche Pfizer e GlaxoSmithKline (GSK).[27]

Il rapporto sottolinea anche che la fondazione non prevede elementi di controllo esterni: le decisioni vengono prese in prima persona, senza interferenze, direttamente dal consiglio di amministrazione composto da Bill Gates, sua moglie Melinda Gates e Warren Buffet. Secondo un rapporto di Oxam del 2017, Bill Gates e Warren Buffet occupavano rispettivamente il primo e il secondo posto nella classifica delle persone più ricche del mondo e insieme ad altri 6 miliardari detenevano in prima persona 426 miliardi di dollari, che equivale alla stessa ricchezza della metà più povera del pianeta, ossia 3,6 miliardi di persone.[28] Oggi la situazione è ulteriormente peggiorata, perché i patrimoni degli uomini più ricchi sono saliti ulteriormente. Sempre secondo Oxam, dal 2015 l’1% più ricco dell’umanità possiede più del restante 99%. 

Un altro studio sulla stessa lunghezza d’onda è quello dell’istituto federale di Tecnologia di Zurigo pubblicato su Plos One. Lo studio ha raccolto dati da Orbis 2007, un database che contiene 37 milioni di aziende e investitori di tutto il mondo[29]. In questo modo ha identificato un nucleo di 1318 aziende di proprietà interconnesse, ognuna delle quali ha avuto legami con altre aziende e, in media, ciascuna aveva venti collegamenti. Districando ulteriormente la rete delle proprietà, hanno scoperto che una super-entità di 147 aziende legate ancora più strettamente delle altre controlla il 40% per cento della ricchezza totale. Ciò significa che meno dell’1% per cento delle aziende mondiali detiene il dominio su tutto il resto. [30]

Un fatto obiettivo rimane che la cifra donata dalla fondazione in questi anni è notevole e questo rende la Bill & Melinda Gates Foundation la più grande fondazione di beneficenza in termini di donazioni. Diversi attivisti, ricercatori e scienziati, però, mettono in evidenza il fatto che la spesa benefica della fondazione per migliorare la sanità globale è incentrata quasi esclusivamente sul monopolio della vaccinazione, dalla quale poi traggono la maggior parte dei benefici i privati e le aziende farmaceutiche piuttosto che i paesi bisognosi di aiuto, e che Bill Gates, attraverso la sua fondazione benefica, è stato in grado di avviare un elaborato sistema di finanziamento neoliberista che inevitabilmente trasferisce fondi pubblici in casse private, generando un business da miliardi di dollari. Un tipo di filantropia di stampo capitalista che, nonostante la grande disponibilità di fondi, non mira ad eliminare il problema alla radice, ma continua da anni, volendo semplificare in una metafora, a portare pesci a chi ne ha bisogno piuttosto che insegnare loro a pescare.

Infatti, garantire vaccini fondamentali ai bambini è senz’altro molto importante, ma prevenire la malattia stessa sostenendo lo sviluppo di certi paesi lo è ancora di più. Contrariamente a quanto sostiene fermamente la filantropia capitalista, la vaccinazione non è l’aspetto più urgente per diminuire la mortalità nei paesi poveri, in quanto la malnutrizione è la principale causa di malattie mortali, insieme al disfunzionale sistema sanitario provocato da un sottosviluppo socio-economico cronico che nella maggior parte dei casi è gravato dal debito che i governi hanno con l’Occidente e dai programmi di austerità che sono stati imposti dal FMI; lo espone in modo chiaro anche Noam Chomsky in un’intervista del 1999, durante un’esemplare inchiesta RAI del giornalista Paolo Barnard per Report[31].    

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Il peso della malnutrizione è dimostrato dall’autorevole studio “Infant mortality rates regressed against number of vaccine doses routinely given: Is there a biochemical or synergistic toxicity?”, pubblicato dal promotore principale dei vaccini nel mondo, il National Institutes of Healths, National Center for Biotechnology Information, ad opera dei ricercatori Neil Z. Miller e Gary S. Goldman.[32] Da questo lavoro emerge che “la malnutrizione è stata associata a una diminuzione della funzione immunitaria. Una funzione immunitaria compromessa spesso porta ad una maggiore suscettibilità alle infezioni. È accertato che le infezioni, non importa quanto lievi, abbiano effetti negativi sullo stato nutrizionale. Al contrario, quasi ogni carenza nutrizionale diminuirà la resistenza alle malattie”. Lo studio segnala poi qualcosa di ancora più drammatico, ovvero delle morti di alcuni bambini causate dagli stessi vaccini: “Torch ha scoperto che i due terzi dei bambini morti per SIDS (sindrome del decesso improvviso infantile) erano stati vaccinati contro il DPT (tossoide difterico-pertosse-tetano) prima della morte. Di questi, il 6,5% è deceduto entro 12 ore dalla vaccinazione; 13% entro 24 ore; 26% entro 3 giorni; e 37%, 61% e 70% rispettivamente entro 1, 2 e 3 settimane.”

Questi sono temi di cruciale importanza su cui oggi è necessario soffermarsi; la vaccinazione è di certo un progresso fondamentale per l’umanità e gli aspetti positivi e i suoi benefici sono noti a tutti. Per avere un quadro più completo bisogna però considerare anche gli aspetti negativi e non sottovalutare alcuni avvenimenti che sono accaduti in questi anni e che hanno coinvolto l’industria farmaceutica e gli organismi principali dei vaccini a livello globale. In un momento delicato come quello che stiamo attraversando è importante riflettere sull’enorme influenza che i privati hanno sulla sanità globale e su come l’interesse economico possa potenzialmente superare l’intenzione reale di risolvere un problema nel migliore dei modi.

Nel rapporto del 2010, pubblicato su NEJM, sulla fase 3 del vaccino sperimentale contro la malaria di GlaxoSmithKline (GSK), finanziato dalla Gates Foundation e dal PATH (Program for Appropriate Technology in Health), emerge che a causa di  questi vaccini sono morti 151 bambini e hanno subito gravi effetti avversi, tra cui paralisi e convulsioni febbrili, altri 1.048 bambini su 5.949.[33]

In un articolo dello storico quotidiano indiano Economic Times del 2014, vengono mosse le pesanti accuse nei confronti della Gates Foundation, l’OMS e il PATH, di avere sperimentato vaccini su una popolazione vulnerabile e analfabeta, senza fornire alle famiglie interessate le informazioni idonee sui potenziali eventi avversi e senza garantire alcuna sorveglianza post-vaccinale.  Nell’articolo KP Narayana Kumar spiega che sono stati effettuati test su 16.000 bambine di una scuola tribale nell’Andhra Pradesh, utilizzando il vaccino per il papilloma virus (HPV), nella fattispecie il Gardasil. Entro un mese dalla vaccinazione molte delle bambine si sono ammalate e cinque di esse sono morte. Altre due sono risultate decedute a Vadodara, nel Gujarat, dove altre 14.000 bambine erano state sottoposte ad un altro vaccino HPV, il Cervarix prodotto dalla GSK.[34] I consensi per le vaccinazioni erano stati firmati illegalmente o dai custodi delle residenze dove alloggiavano le studentesse o da familiari analfabeti. Tutto ciò è emerso solo quando l’associazione SAMA, un gruppo a tutela della salute delle donne, ha deciso di investigare. La correlazione con la vaccinazione però è stata subito esclusa, senza nessuna indagine approfondita, preferendo addebitare tutto a psicosi suicidarie, malaria, infezioni virali e altro. La Gates Foundation, che ha finanziato l’operazione, l’ha definita con orgoglio un grande successo per la comunità sanitaria globale[35].

Nel 2011 il quotidiano pakistano Express Tribune ha esposto l’inchiesta governativa che ha scoperto come “il vaccino antipolio per bambini finanziato da GAVI abbia sia causato morti che disabilità in alcune regioni, tra cui il Pakistan”. L’articolo dichiara che la Prime Minister’s Inspection Commission (PMIC) avrebbe raccomandato al primo ministro Yousaf Raza Gilani di sospendere immediatamente tutti i tipi di vaccino forniti da GAVI. Le principali vaccinazioni incriminate erano l’antipolio e il vaccino pentavalente che si sospettano essere la causa di disabilità e di molte morti avvenute tra Pakistan, India, Sri Lanka, Bhutan e Giappone. Il rapporto della Commissione ha inoltre stabilito che i vaccini acquistati non sono testati nei laboratori per confermare la loro efficacia e genuinità.[36]Tutto questo è decisamente lontano dallo sviluppo della sanità nei paesi poveri.

Un articolo pubblicato su Science nel 2018, descrive come le recenti epidemie più intense di poliomielite tra Congo, Afghanistan e Filippine, che hanno paralizzato molti bambini, siano state provocate a causa dell’inaspettata mutazione del virus attenuato contenuto negli stessi vaccini.[37] Anche The Economist riporta in un articolo  del 2018, che gran parte dei casi globali di poliomielite sono stati causati dai vaccini.[38]

Questi sono solo alcuni dei moltissimi episodi documentati che sottolineano queste problematiche e ci dimostrano, che nonostante i vaccini siano fondamentali per lo sviluppo, ci sono ancora molte cose da chiarire e da approfondire riguardo a questa tematica, diventata ancora più delicata a seguito della pandemia causata dal COVID-19. Ad oggi, sono molteplici i progetti di vaccino anti SarsCoV2 attivi nel mondo e questi stessi organismi hanno inevitabilmente un ruolo cruciale nella ricerca di un vaccino in grado di debellare la pandemia.

Seth Berkley, direttore esecutivo di GAVI, in un recente articolo pubblicato su Science sostiene che il vaccino anti-coronavirus richiede uno sforzo confrontabile al Progetto Manhattan e che occorre convogliare competenze e fondi su larga scala, come è accaduto poi con il Progetto Genoma Umano e il Cern di Ginevra. Una cooperazione globale che richiede risorse notevoli e "la volontà politica e l'impegno globale sia da parte dei leader dei Paesi, sia da parte delle organizzazioni multilaterali, come l’OMS e la Banca mondiale”. Berkley puntualizza che dovrà poi essere "esclusivamente il merito scientifico" a decidere quale candidato vaccino meriterà di proseguire nella sperimentazione.[39] Con queste parole il direttore esecutivo di GAVI, sta di fatto direzionando l’opinione pubblica verso un progetto di vaccinazione globale.

La sperimentazione del vaccino, a causa dell’urgenza, verrà probabilmente eseguita in pochi mesi e non verrà quindi rispettata la tempistica che normalmente prevede diversi anni per eseguire dei test attendibili. Considerando che il vaccino potrebbe essere effettuato su scala globale e ipotizzando che una percentuale estremamente bassa dell’intera popolazione mondiale possa andare incontro ad eventuali effetti collaterali, milioni di persone potrebbero subire potenziali conseguenze; a tale proposito sorgono delle domande cruciali: questi vaccini che verranno sperimentati in poco tempo potrebbero causare effetti collaterali gravi su una parte della popolazione? Come dovranno comportarsi le persone di fronte ad un’eventuale obbligo di vaccinarsi e alla possibilità concreta di questi rischi? Da quali garanzie saranno protetti i cittadini?

Sono quesiti sulla quale è fondamentale riflettere e pretendere estrema chiarezza, quesiti che di certo non meritano di essere superficialmente gettati nel calderone dei “No-Vax”, o di altre etichette che sempre più spesso vengono applicate nei confronti di chi osa sollevare dubbi.

La questione è decisamente complessa ed oltre al coro unanime e contraddittorio degli scienziati più acclamati dai media, non possiamo ignorare la voce minoritaria di tutti quei virologi, epidemiologi, infettivologi e medici altrettanto autorevoli che la pensano diversamente basandosi su dati e pubblicazioni scientifiche.

Certamente si tratta di un’eccezione, ma è bene ricordare una figura come Ignàc Semmelweis, che nel 1847 propose di usare una soluzione di cloro per disinfettare le mani prima di praticare il parto. I più grandi ginecologi dell'epoca considerarono la sua ipotesi alla stregua di un vaneggiamento (che oggi potremmo chiamare “fake news”). Si accorsero che aveva ragione solamente quarant’anni dopo, quando il medico ungherese era ormai morto in un manicomio e milioni di madri avevano già perso la vita a causa di infezioni.

 

Non sappiamo in cosa si tradurrà questa mutazione della società, ma possiamo affermare di certo che restando passivi saranno molto poche le possibilità di assistere ad un futuro roseo. È evidente che le scelte che verranno prese in questi mesi dai governi e da ogni singola persona saranno determinanti per la storia dell’umanità. In relazione a queste riflessioni dovremmo forse domandarci: il COVID-19 è davvero l’unica avversità da combattere? Potrebbe questa pandemia diventare lo strumento che darà il via ad uno scenario orwelliano su scala globale?

 

Alle porte di questo nuovo mondo si sta già immaginando un futuro in cui l’estraneazione potrebbe essere la norma. Stiamo per costruire una realtà fatta di divisori in plexiglass, gabbie trasparenti, mascherine obbligatorie e droni, in cui le nuove tecnologie saranno basilari per svolgere anche le più banali attività del quotidiano.

Le persone si stanno in fretta abituando alla mancanza del contatto umano e hanno già iniziato a palpare (con i guanti) una nuova (a)normalità. Il distanziamento sociale e il terrore possono trasformarsi facilmente in oro per le classi dominanti e non possiamo ignorare che il virus, oltre ad essere una minaccia per le nostre vite, è anche uno strumento chiave che il potere può utilizzare a suo vantaggio e che difficilmente vorrà abbandonare.

É necessario non accettare la disumanizzazione come unica via di “salvezza” ed essere consapevoli che questi potrebbero essere gli ultimi mesi in cui potremo ancora difendere i nostri diritti e preservare le fragili democrazie, già da tempo anestetizzate dal veleno del neoliberismo iniettato periodicamente da tecnici e burocrati.

La tirannia del capitalismo, che prima indossava la maschera della democrazia e inneggiava ad una solidarietà “senza confini”, oggi ci sta mostrando il suo volto spietato, orientandoci verso la nuova società del confine individuale, in cui ogni essere umano è circoscritto all’interno di un diametro immaginario, che può variare da un metro fino a quattro metri, in base ai dogmi giornalieri imposti dalla scienza. Chi oltrepassa il confine dell’altro diventa il potenziale “untore”, ovvero colui che può portare la disgrazia all’interno delle vite degli altri. Stiamo così aprendo le braccia ad un nuovo imperialismo, che a causa dell’ipnosi mediatica nella quale ci crogioliamo, facciamo fatica a riconoscere, finendo addirittura a lottare per difendere gli interessi del potere.

 Dolore e liberazione, in questo momento, sono parole chiave che possono aprire diverse riflessioni sul nostro futuro. Da ormai due mesi ci viene chiesto dal governo e dall’OMS di fare sacrifici in prospettiva di un ipotetico ritorno alla “normalità”, insinuando l’idea che per raggiungere la libertà sia indispensabile autosomministrarsi delle dosi di schiavitù. Però è bene tenere a mente che non è affatto scontato che dopo un’immensa sofferenza ci sia necessariamente una risurrezione, poiché questo privilegio è stato garantito con certezza solo al figlio di Dio. 

Stiamo vivendo nel paradosso in cui, per prevenire il rischio di ammalarsi fisicamente, si adotta come rimedio la certezza di ammalarsi mentalmente e spiritualmente. Uno scenario in cui, per avere salva la vita, viene sacrificata l’idea stessa di vivere, rimanendo di fatto impotenti di fronte ad un teatro apocalittico che ci sta col fiato sul collo. Infatti da mesi sembriamo essere passivamente in attesa dell’Ora dell’apocalisse, senza accorgerci che invece, stiamo vivendo già un’Apocalisse dell’ora, ovvero un’apocalisse non “definitiva” in grado di creare una forte rottura con il quotidiano e di ristabilire le carte in tavola in termini sociali, economici e geopolitici. È come se qualcosa, improvvisamente, ci avesse portato via l’adesso, è come se non ci fossero più due cose distinte, la realtà e la finzione, ma una, la realtà, che ormai può accadere soltanto con le logiche dell'altra, la finzione.

Questa deformazione trova le sue radici l’11 settembre 2001, nel più importante evento storico che aprì il sipario alla caotica e grigia alba del nuovo millennio e che trascinò, per i due decenni a seguire, l’umanità in un terrore perenne. In quelle ore le fiamme inondarono le nostre menti, che per sempre e in maniera indelebile, conserveranno le immagini del crollo surreale di uno dei simboli più imponenti dell’Occidente. Da quel giorno, così terribilmente drammatico, quanto incredibilmente “spettacolare”, si formò nell’inconscio collettivo la perversa idea che la realtà si possa trasformare, improvvisamente, in un film Hollywoodiano.

Oggi infatti, con la pandemia, ci troviamo a vivere un’altra situazione analoga, che ha disinnescato completamente la percezione del tempo. La narrazione della cronaca si è sovrapposta al vivere quotidiano e noi abbiamo accettato di buon grado questa intromissione: tutti ci sentiamo in qualche modo gli spettatori passivi di una serie TV, della quale non abbiamo idea, né del finale né del numero delle stagioni, e della quale attendiamo nuovi episodi, nella speranza di non diventare mai i protagonisti (i contagiati). Non è ancora chiaro minimamente, se, come e quando quest’emergenza finirà, ma nel frattempo ci stiamo direzionando, dall’oggi al domani, verso una nuova era in cui l’umano non sarà più “troppo umano”, o forse lo sarà come mai prima d’ora.  

 

[1] https://www.cnbc.com/2018/12/05/data-privacy-issues-may-be-capturing-more-attention-in-china.html

[2] https://www.wired.it/economia/business/2019/02/04/baidu-alibaba-tencent-cina-bat/

[3] https://www.sciencedirect.com/topics/earth-and-planetary-sciences/artificial-neural-network

[4] https://arxiv.org/pdf/1705.08807.pdf

[5] https://www.bbc.com/news/technology-51717164

[6] https://www.ilsole24ore.com/art/la-macchina-tech-xi-jinping-cosi-big-data-e-intelligenza-artificiale-stanno-battendo-coronavirus-cina-ADsL0XB

[7] https://nypost.com/2019/07/14/swedish-people-are-getting-chip-implants-to-replace-cash-credit-cards/

[8] https://www.businessinsider.com/bill-gates-denies-biometric-id-breaches-human-rights-2018-5?r=UK

[9] https://www.businesstoday.in/current/world/bill-gates-endorses-aadhaar-scheme-says-it-doesnt-pose-privacy-issues/story/276170.html

[10] https://id2020.org/

[11] https://id2020.org/alliance

[12] https://www.biometricupdate.com/201909/id2020-and-partners-launch-program-to-provide-digital-id-with-vaccines

[13] https://www.corriere.it/salute/18_aprile_03/estonia-test-dna-gratuiti-gli-abitanti-file-volontari-a832e04a-3751-11e8-915d-280fdb96fbff.shtml

[14] http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/tecnologie/2019/10/24/il-computer-quantistico-e-realein-3-minuti-test-da-10.000-anni-_553fd9d7-0af5-4fde-b905-2e4044dbc3f2.html

[15] https://www.independent.co.uk/travel/news-and-advice/sj-rail-train-tickets-hand-implant-microchip-biometric-sweden-a7793641.html  

[16] https://www.windowscentral.com/microsoft-universal-digital-identification-and-you?amp

[17] https://www.gatesfoundation.org/Media-Center/Press-Releases/1999/11/Global-Alliance-for-Vaccines-and-Immunization

[18] https://www.ted.com/talks/bill_gates_the_next_outbreak_we_re_not_ready?language=it#t-8528

[19] https://it.businessinsider.com/coronavirus-la-terribile-profezia-di-bill-gates-emergenza-estrema-se-si-diffondesse-in-africa-mancano-le-contromisure/

[20] https://www.washingtonpost.com/news/to-your-health/wp/2018/04/27/bill-gates-calls-on-u-s-to-lead-fight-against-a-pandemic-that-could-kill-millions/

[21] http://www.centerforhealthsecurity.org/event201/scenario.html

[22] https://www.repubblica.it/economia/2017/06/02/news/bill_gates_oms-166804494/

[23]http://www.salute.gov.it/portale/temi/documenti/rapporti/oms/64/C_17_pagineAree_1784_listaFile_itemName_34_file.pdf

[24]https://www.forbes.com/real-time-billionaires/#1426d1963d78

[25] https://www.latimes.com/archives/la-xpm-2007-jan-07-na-gatesx07-story.html

[26] https://www.corriere.it/economia/finanza/19_giugno_06/bill-gates-benefattore-piu-generoso-20-anni-ha-donato-oltre-45-miliardi-dollari-7c3d7600-83bb-11e9-8d55-84f74eae525c.shtml

[27] https://www.globalpolicy.org/images/pdfs/GPFEurope/Philanthropic_Power_online.pdf

[28] https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/16/rapporto-oxfam-otto-uomini-possiedono-la-stessa-ricchezza-di-36-miliardi-di-persone-nel-mondo/3319323/

    https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2017/12/CS_Economia-per-il-99_13_01_17.pdf

[29] https://www.bvdinfo.com/en-gb/our-products/data/international/orbis

[30] https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0025995

[31] https://www.youtube.com/watch?v=5EN5LyhcZwY&t=1845s

[32] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3170075/

[33] https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/nejmoa1102287

[34] https://economictimes.indiatimes.com/industry/healthcare/biotech/healthcare/controversial-vaccine-studies-why-is-bill-melinda-gates-foundation-under-fire-from-critics-in-india/articleshow/41280050.cms

[35] https://www.gatesfoundation.org/Media-Center/Press-Releases/2010/12/Statement-on-the-Launch-of-New-Meningitis-Group-A-Vaccine

[36] https://tribune.com.pk/story/293191/vaccine-nation-globally-supported-company-is-funding-fatal-polio-shots/

[37] https://www.sciencemag.org/news/2018/07/polio-outbreaks-congo-threaten-global-eradication

[38] https://www.economist.com/the-economist-explains/2018/12/19/what-is-vaccine-derived-polio

[39]https://science.sciencemag.org/content/367/6485/1407

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